Dialogo di Ercole e Atlante | Operette Morali | Giacomo Leopardi | (Spiegata Male)

   

Il racconto inizia con il dialogo tra Ercole e Atlante, vabbè certo si chiama così chi doveva dialogare.

    Hai ragione.

    Ma chi sono questi due?

    Ercole nasce con un inganno, fin dalla sua nascita è odiato e ostacolato, dovrebbe nascere re e invece si trova in condizione di servo, lo fanno diventare pazzo e per tutta la vita cerca di riparare il suo gesto di follia (uccide tipo moglie e figli) scontando le 12 fatiche che gli vengono imposte dal re.

    Continua a compiere tantissime imprese (oltre a quelle dovute) perché di fatto è insaziabile di immortalità e desidera diventare divino come il padre Zeus.

    Atlante invece nella vita solleva il cielo, così a tempo perso, ma non solo, ha il compito molto faticoso di separarlo dalla terra.

    Non accetta in nessun modo la sua condizione, che di fatto è una punizione per aver combattuto contro il padre.

    Da lui nascono le stelle (quasi letteralmente, nel senso che le sue figlie vengono trasformate in astri).

    Inganna Ercole perché vuole liberarsi dal peso del cielo, ma alla fine Ercole riesce a liberarsi e alla fine della fiera la prima vertebra cervicale si chiama atlante che sorregge il peso di tutta la nostra testa.

    Vabbè quest’ultima informazione te la giochi a qualche aperitivo, fai il brillante se finiscono gli argomenti di conversazione.

    Che si dicono perciò questi?

    Ercole vuole mostrare la sua forza e dimostrare ad Atlante che anche lui può reggere il mondo.

    Vediamo.   

Ti ringrazio, caro Ercole, e sono grato alla maestà di Giove. Ma il mondo è diventato così leggero che persino questo mantello che mi protegge dalla neve mi pesa di più.

    Leopardi utilizza l’immagine del peso e della leggerezza.

    Nel linguaggio comune cosa dici per dire che una persona è importante?

    Quel voto ha il suo peso

    oppure

    Fa commenti un po’ leggeri.

    Una cosa che pesa è una cosa che ha valore.

    Una cosa leggera sembra valere molto poco, significa che dentro è vuota.

    Anche se non è così nella realtà, ma è per capire come percepiamo le cose.

    Quando infatti ti metti a pensare o vedi un film impegnativo che dici?

    Mi sento appesantito.

    Invece quando vuoi svagarti?

    Voglio vedere un film leggero,

    fare qualcosa di leggero.

    Allora dice Leopardi

    Sei qualcosa di valore, che pesa, e invece tutto d’un tratto sei diventato leggero, cioè vuoto.

Come è possibile che sia diventata così leggera? Mi rendo conto che ha cambiato forma, diventando simile a un pane, e non è più tonda.

    Cosa ti fa stare nella tua forma?

    L’essere pesante, l’essere pieno, fare qualcosa che abbia sostanza.

    Cioè la mia forma di professore cosa la riempie?

    Il mio fare il professore.

    Prepararmi la lezione, ascoltare i ragazzi.

    Immagina se adesso facessi tutto il contrario, aldilà che ti può fregare o no di quello che faccio, però capisci che non ho la mia forma.

    Mi percepisci schiacciato, cioè c’è qualcosa che non va.

    Dovrei avere la forma di una sfera e invece sono schiacciato.

    Dovresti essere una palla, cioè?

    Qual è la tua forma?

    Non sei cambiato perché sei cresciuto/a, la forma te la da quello che fai, gli atti che compi.

    Infatti che cosa diciamo? Mi sto formando.

    Non intendiamo sto cambiando forma esteriore ma dentro di me c’è qualcosa che sta cambiando.

    Tu fuori rimani lo stesso, cambi dentro.

    Quali cose che non stai facendo che ti stanno alleggerendo?

    Studi perché devi.

    Stai insieme a quella persona perché non vuoi stare solo/a.

    Stai sempre fuori perché non vuoi stare nell’inferno della tua casa.

    Tutte queste cose ti stanno cambiando forma.

    Ti danno l’illusione di respirare e invece ti stanno facendo perdere la tua identità.

Ercole. Se non l’avessi sperimentato di persona, non ci avrei mai creduto. Ma c’è altro… l’ultima volta che l’ho portata, batteva forte sulla mia schiena, come il cuore di un animale, e faceva un rombo continuo, come un vespaio. Ma ora, per quanto riguarda il battere, somiglia a un orologio con la molla rotta, e per quanto riguarda il ronzio, non sento più alcun suono.

    Perché?

    Perché ti comporti così?

    Come è possibile che non sei più pesante, che non riesci a dare un peso ai tuoi atti?

    Cosa è successo?

    IL TUO CUORE NON BATTE PIU’ PER NIENTE E NESSUNO.

    Se batte è per dare e non per ricevere.

    Oppure ricevi tanto e non dai.

    Il cuore deve fare entrambe le cose, deve ricevere e pompare sangue, se si perde una delle due cose non funziona più.

    L’altra volta che mi hai letto, prima di quel fatto che ti è successo mi leggevi e avevi gli occhi lucidi, pensavi che quello che veniva detto qua dentro potesse essere vero.

    Non ti si poteva tenere su una mano, mi facevi vibrare, cioè non stavo parlando ad un cartonato, ad un sagoma, ma al tuo cuore che desiderava, che aveva voglia di tornare a dare una svolta alla vita, anche se non ci riuscivi.

    C’era silenzio mentre leggevi, non si sentiva niente, ma se fossi stato veramente attento si sentiva un rumore assordante, come mille vespe,

    era il tuo cuore.

    Pensavi: lo lascerò,

    andrò da mia madre a dirgli che quella cosa non voglio farla,

    mi dichiarerò a quella ragazza.

    E ti sentivi strano/a, e avevi paura, lì ti sembrava impossibile, ma sentivi una verità.

    Non passavi la vita indifferente.

    Parlavi di quella cosa ti ricordi?

    Chiunque incontravi eri fastidioso come un vespaio,

    uff che palle si è innamorata lei e ci rovina la vita a noi.

    Invece ora no.

    Dopo quella delusione assomigli ad un orologio con la molla rotta, cioè che non funziona.

    Che dovrebbe fare una sola cosa, indicare il tempo e non lo fa.

    Avvicino l’orecchio e non sento più niente

    Un rumore sordo. Silenzio.

    Prima almeno piangevi, ora neanche quello.

    Indifferenza totale.

Anche su questo punto non so cosa dirti, se non che è passato molto tempo da quando il mondo ha smesso di fare qualsiasi movimento e rumore percepibile. Ho così avuto il forte sospetto che fosse morto, aspettandomi ogni giorno che cominciasse a puzzare. Pensavo a come e dove seppellirlo, e quale epitaffio mettere. Ma poi, vedendo che non marciva, ho concluso che, da animale che era, si fosse trasformato in pianta, come Dafne e tanti altri, e che per questo non si muoveva né faceva rumore. E temo ancora che presto mi spunteranno le radici sulle spalle e si abbarbicherà lì.

    Allora ad un certo punto ho aspettato che si decretasse la tua morte.

    I morti puzzano, vanno in decomposizione, ma non sentivo niente.

    Non sentivo l’odore, non sentivo la puzza.

    Però non sentivo neanche il cuore che batteva.

    Qual è il suicidio quotidiano mio e tuo?

    DECIDERE DI NON DECIDERE.

    Non ti distruggono gli errori che fai, ma quella paralisi che ogni giorno ti monta dentro e ti dice: devi fare questo e non lo fai.

    E pensi: Così sto al sicuro. Sicuramente così non mi succede niente.

    Ma è come quando uno fugge davanti al leone e s’imbatte in un orso; entra in casa, appoggia la mano sul muro e un serpente lo morde.

    Pensi che rimanere ferma sia la soluzione e invece ti si abbatte addosso un altro problema che ti senti sola e mentre pensi sia la soluzione ti butti in relazione senza senso ed ecco il serpente che ti morde che ti fa disprezzare ancora di più.

    Che ci scriviamo sulla lapide?

    E’ uscito con 100?

    Non ha mai fatto un assenza

    Non ha mai tradito.

    Che bello, quanta invidia.

    Oppure ci scriviamo

    Nonostante ha avuto un padre totalmente assente ha creduto nell’amore e si è sposata.

    Nonostante abbia un fratello disabile, ha fatto un figlio.

    Scrivi questo.

Io invece credo che il mondo dorma, e che questo sonno sia simile a quello di Epimenide.

    Io penso che invece stai dormendo, che stai fuggendo in tutte le maniere dalla tua vita.

    Che l’unica soluzione che hai per non sentire i tuoi genitori litigare o tuo padre con la sua nuova compagna o viceversa è quella di rinchiuderti in camera, farti un bel personale per andare a dormire tranquillo.

    L’unica soluzione che hai con il ragazzo che ti tratta male è quella di spaccarti a bestia di alcool, non capirci niente per tentare di andare avanti.

    Stai dormendo.

    Cioè?

    Stai scappando dalla realtà.

    Ma credo che sei come Epimenide.

    Di lui si racconta che fu mandato dal padre a cercare una pecora e dormì per 57 anni, fino a quando tornò a casa sua, non conosceva nessuno ma intuì la preziosità della sua vita solo dopo che il fratello lo ha riconosciuto.

    Cosa ti salva a te?

    Se hai qualcuno che ti conosce.

    Chi ti conosce veramente?

    Chi conosce quello che ti sta a cuore?

    Quello che c’è dentro il tuo cuore?

    Epimenide e tutti gli esseri umani, riacquistano la vita solo se sanno che qualcuno si prende a cuore il loro dolore, sennò puoi stare anche in mezzo a mille persone ti senti sempre solo.

Di quest’ultimo si dice che l’anima usciva dal corpo ogni volta che voleva, vagando per molti anni in diversi paesi per poi tornare. Finché, per concludere questa storia, gli amici ne bruciarono il corpo; così, quando lo spirito tornò per rientrare, trovò la casa in rovina e dovette cercarsene un’altra o andare in locanda. Per evitare che il mondo dorma per sempre e che qualcuno, pensando che sia morto, gli dia fuoco, voglio che proviamo a risvegliarlo.

    Cos’è quest’anima che esce dal corpo ogni volta che vuoi?

    Le IDEE.

    E’ più importante più la voglia di avere una relazione che la relazione in sé.

    Non è importante chi hai dentro, l’importante è che ti abbracci qualcuno.

    Cominci a illuderti, a farti i filmoni.

    E parti per la tangente.

    Esci fuori dal corpo.

    Stai sul letto e cominci il viaggione.

    Stai in classe e fantastichi su mondi che non esistono.

    Esci fuori dal corpo.

    Fino a quando non vivi più la vita a tal punto che ti senti solo/a, cioè che gli amici ti bruciano il corpo, che non esisti più e non sai dove sbattere la testa.

    No, questo non deve succedere.

    Non può succedere c’è una soluzione che escogitano Ercole e Atlante.

È meglio che io lasci la clava e tu il mantello, e proviamo a svegliarlo insieme con questa palla.

    C’è una soluzione a tutto questo.

    Un fatto,

    un evento che ti scuote.

    Qualcosa che ti scombussola.

    Proprio la cosa che temi.

    Infatti stai facendo di tutto per evitare soprese, innamoramenti, colpi di scena.

    E invece, dice Leopardi, serve un evento, come qualcuno che giochi a baseball con te, che ti scuota per risvegliarti, per farti tornare a desiderare.

    Quello che pensi essere una tortura è la tua salvezza.

    Ma come ti trova?

Povera palla, come stai? Ti fa male qualche parte? Non si sente un sospiro e non si vede muoversi un’anima, sembra che tutti dormano come prima.

    E’ vero che è l’unica soluzione, ma può capitare che ti succede un evento grande e non ti cambia di una virgola.

    Muore una persona e ti incattivisci sempre di più.

    Qualcuno è all’ospedale e dici non doveva succedere.

    Ti arriva quel problema dal cielo e bum,

    non si sente un fiato nel tuo cuore!

    DOMANDA

    La vita per Leopardi perde il senso quando il cuore smette di battere per qualcuno e non si muove più di un millimetro. Per chi o cosa batte il tuo cuore?

    Ti senti fermo/a nella vita?

    Ci vediamo la prossima settimana con un altra operetta.

    Ciao.

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